ORIGINI

L’Eskrima o Arnis de mano per secoli è stata una famosa arte popolare.

ProBabilmente ha origini dal combattimento con i bastoni, praticato dagl’indigeni, e ha poi subito l’influenza delle tecniche di scherma portate dagli spagnoli, ai tempi in cui le filippine erano una colonia.

Fino a cinquan’anni fa, è rimasto praticamente inalterato ma, nel 1932, la famiglia Canete fondò un piccolo club d’eskrima, chiamato Doces Pares (Dodici Coppie), nella città di Cebu.

Attualmente vi sono numerose associazioni nelle filippine e osservando le principali isole che costituiscono il territorio si può capire come si siano potuti creare numerosi stili e metodi di combattimento molto diversi tra loro anche se raggruppati sotto i nomi di Eskrima, Kali e Arnis.

statua di Lapu Lapu filippine cebu mactan

Lo storico italiano Antonio Pigafetta, attraverso il diario di bordo con il quale descrisse l’approdo spagnolo nell’isola di Mactan (a pochi km dall’isola di Cebu, Visayas), documentò per la prima volta le abilità guerriere delle tribù indigene delle Isole Filippine.

In tale epica occasione gli indios utilizzando armi tradizionali riuscirono a sconfiggere i conquistadores spagnoli che, sebbene si trovassero in inferiorità numerica, avevano a disposizione armi da fuoco portatili e cannoni.

Il 27 aprile 1521 nel conflitto che passò alla storia come Battaglia di Mactan, il Rajah locale Lapu Lapu uccise il famoso circumnavigatore del globo Ferdinando Magellano, utilizzando una lunga spada simile ad una scimitarra. Recenti ricerche sulle arti marziali filippine precoloniali hanno evidenziato l’utilizzo del termine “Kalis” per indicare la scherma con spade e bastoni. Si presume comunque che il metodo di combattimento dei guerrieri di Lapu-Lapu non fosse il Kali – Escrima – Arnis come praticato al giorno d’oggi, nel quale è evidente una certa influenza spagnola. Per dovere di cronaca si precisa anche che, secondo lo storico Ambeth Ocampo, a quel tempo Lapu Lapu aveva già oltre 70 anni e molto probabilmente non partecipò personalmente alla battaglia.

Da allora, comunque, la storia delle arti marziali filippine e della loro evoluzione accompagnerà le vicende storiche che hanno visto l’arcipelago oggetto di tre successive occupazioni straniere e i tentativi di indipendenza del popolo filippino.

La repressione spagnola, per prima, portò a numerose ribellioni. Secondo alcuni studiosi di arti marziali filippine, a seguito della rivolta capitanata da Diego Silang e dopo la sua morte dalla moglie Gabriella Silang, il Governatore spagnolo Don Simon de Anda y Salazar nel 1764, al fine di prevenire future rivolte, proibì ai filippini il porto delle armi da taglio. Tale divieto costrinse i filippini a praticare la propria arte marziale simulando i colpi con dei bastoni; il ché portò col tempo ad ampliare il bagaglio tecnico del Kali Escrima Arnis incorporando tecniche proprie delle cosiddette armi da botta non applicabili alle armi da taglio. Con il citato decreto, inoltre, il governatore proibì ai filippini la pratica di qualsiasi tipo di sport/gioco (incluse quindi le arti marziali); pertanto gli allenamenti continuarono in segreto durante l’arco notturno o occultati in danze che i nativi perpetravano per allietare gli spagnoli durante l’esibizione di opere teatrali chiamate Komedyas, il cui scopo ultimo era la propaganda del cristianesimo nei territori conquistati. Secondo Placido Yambao, autore del più antico libro riguardante le arti marziali filippine (pubblicato nel 1957), invece, il divieto nacque dall’esigenza di contrastare l’assenteismo dai campi da parte dei filippini per dedicarsi alla recitazione di tali opere. E’ in questo periodo, quindi, che probabilmente si sviluppò l’arte marziale filippina conosciuta come “Arnis” nel nord dell’arcipelago, “Escrima” o “Eskrima” al centro e “Kali” in occidente. Secondo Celestino Macachor e Ned Nepangue, autori del libro “Cebuano Eskrima – Beyond the Myth” che invece rifutano la teoria del divieto, l’eskrima nell’Isola di Cebu nacque dall’esigenza di difendere la propria terra dagli attacchi dei pirati Moros quando gli spagnoli lasciarono i propri possedimenti per difendere Manila dagli attacchi del pirata Koxinga. Inoltre, secondo i due autori furono probabilmente i frati spagnoli ad insegnare ai filippini l’arte del combattimento. Indipendentemente dal dibattito sulle origini dell’arte marziale filippina, molte delle ribellioni contro l’oppressore spagnolo furono caratterizzate da un elemento comune: la presenza tra i loro leader di uomini e donne abili nelle tecniche di combattimenti. Fra tutti è doveroso annoverare gli eroi nazionali Jose Rizal, che apprese scherma occidentale ed eskrima presso la Tanghalan ng sandata (sala d’armi dell’Ateneo di Manila) e Andres Bonifacio, esperto di eskrima e fondatore della società segreta rivoluzionaria Ang Kataastaasan Kagalanggalangang Katipunan (KKK, “La più alta e onorabile associazione dei Figli del Popolo”) o abbreviato Katipunan (fratellanza).

Successivamente, durante l’occupazione americana, furono i soldati statunitensi impiegati nell’arcipelago i testimoni diretti delle abilità nel maneggio delle armi bianche da parte dei combattenti filippini. Nell’isola di Samar, Visayas, ad esempio, il 28 settembre 1901, 200 guerriglieri filippini armati esclusivamente di bolo (machete filippino) travolsero quasi completamente la Compagnia C del 9° Reggimento di fanteria americano, i cui soldati erano equipaggiati con il fucile Krag e la pistola Colt cal. 38.

Infine, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando i filippini si allearono con gli americani per contrastare il nemico comune giapponese, fu creato il Bolo battalion, ovvero il 1° Reggimento di fanteria americana composto da soldati filippini armati appunto di bolo ed impiegati nella giungla filippina contro le katane giapponesi.

Spesso il Kali Escrima Arnis è erroneamente abbinato anche ai Juramentados, combattenti di religione musulmana (moros) abitanti il sud delle Filippine che, al grido di “La ilaha il-la’l-lahu” (“Non c’è altro Dio se non Allah”), si prodigavano in azioni suicide infiltrandosi armati di kriss, panabas o barong ( armi da taglio ) tra i gruppi di soldati americani nel tentativo di ucciderne il maggior numero prima di essere colpiti a morte dalle armi da fuoco nemiche. Per ridurre gli effetti di tali attacchi, lo Stato Maggiore dell’Esercito americano prese due provvedimenti: adottò una pistola d’ordinanza dal calibro maggiore (passando dal revolver Colt calibro 38 alla semiautomatica Colt .45) in modo da ottenere un più efficace potere d’arresto e fece indossare alle truppe polsini e collari di cuoio per proteggere le parti del proprio corpo più vulnerabili agli attacchi. Nacquero così i leatherneck, ovvero colli di cuoio, oggi teste di cuoio. In effetti, i fieri abitanti di Mindanao, isola meridionale dell’arcipelago mai soggiogata alla conquista spagnola se non solo marginalmente, attualmente non praticano Kali Escrima Arnis, bensì Silat, un’arte marziale diffusa in tutto il sud-est asiatico (soprattutto Indonesia e Malesia, ma anche Singapore, sud del Vietnam, Brunei e sud della Tailandia). Attenzione però che, sebbene l’arte marziale oggi maggiormente praticata in Mindanao sia il Silat, ciò assolutamente non implica che i Juramentados della II Guerra mondiale fossero esperti di Silat.